Quante volte ti sei ritrovat* a dire, o pensare, “guarda quella che peli! Ma non si vergogna?”. O a scherzare con gli amici alla vista di una persona, specialmente una ragazza, non depilata, come le norme sociali impongono.
Eppure queste consuetudini stanno cambiando: sempre più persone, donne in particolare, che credono nel femminismo, si ribellano ad usanze e costumi imposti dalla società e scelgono di non depilarsi e di incitare il/la partner a smettere di farlo.
Sebbene tutti noi abbiamo i peli, essi sono particolarmente odiati dalle (e sulle) donne, provocando disgusto e indignazione. Eppure i capelli ci piacciono! Eppure le sopracciglia ci piacciono! Eppure le ciglia ci piacciono! Come mai, allora, tanto accanimento verso il resto dei peli corporei?
Abbiamo condotto un sondaggio tra le nostre lettrici, chiedendo loro quali strumenti usano per depilarsi e quali sono i motivi che le spingono a farlo.
Partendo da questi dati, analizzeremo le origini storiche della depilazione, per capire quando è nata questa “esigenza” e come si è evoluta fino ai giorni nostri.
Approfondiremo le motivazioni che ci spingono, così insistentemente, a perpetrare l’uso della depilazione e quelle che, invece, portano sempre più giovani donne ad abbandonare e a ribellarsi nei confronti di questa pratica.
Quali sono le tecniche di depilazione più utilizzate?
Abbiamo chiesto alla nostra community quali strumenti vengono preferiti per depilarsi tra:
- Rasoio
- Ceretta
- Epilatore
- Luce pulsata o laser
Il 24% ha dichiarato di usare più di uno strumento, mentre il 76% utilizza una sola tecnica per tutte le zone da depilare.

- Il rasoio risulta il preferito, utilizzato dal 53% delle partecipanti al sondaggio
- Al secondo posto la ceretta, utilizzata dal 35%
- Segue l’epilatore, col 28% di utilizzatori
- Infine laser e luce pulsata vengono impiegati dal 14%
N.B. La somma di queste percentuali dà più di 100%, perché alcune persone usano più di uno strumento!
Quanto ti depili e quanto ci tieni ad essere libera dai peli?
Abbiamo anche chiesto con quale frequenza le nostre lettrici si depilano. Non abbiamo chiesto ogni quanti giorni o settimane, perché ad ogni persona i peli possono ricrescere con tempistiche molto diverse.
Ci siamo invece focalizzati sul loro interesse a depilarsi non appena ricompaiono i peli, per capire quanto sopportino la ricrescita. Ecco le risposte:

- Il 52% ha affermato di depilarsi regolarmente ma senza ossessione
- Il 33% dichiara di depilarsi molto spesso, appena ricrescono i peli
- Il 15% dice di depilarsi quando ne ha voglia, senza badare molto alla ricrescita
Le zone più depilate
Abbiamo chiesto quali sono le zone su cui le donne non sopportano i peli e la ricrescita e che, per questo motivo, depilano più spesso. Anche in questo caso le partecipanti potevano scegliere più opzioni tra: ascelle, gambe, inguine, baffetti o tutte le precedenti. Ecco le loro preferenze:

- Gambe (32%)
- Ascelle (31%)
- Inguine (29%)
- Tutte (28%)
- Baffetti (11%)
Insomma, un po’ tutte le zone hanno ricevuto la stessa preferenza (tranne i baffetti), tanto che la risposta “tutte” ha circa la stessa percentuale delle singole zone corporee!
Le motivazioni che spingono le donne a depilarsi
Abbiamo chiesto alle nostre lettrici quali sono le motivazioni che le spingono a depilarsi e quali sono le ragioni che, a loro parere, hanno dato origine a questa pratica estetica.

Alla domanda “Qual’è la motivazione che ti spinge a depilarti?” ben l’81% ha risposto che, semplicemente, “mi piaccio di più esteticamente”.
Soltanto il 9% dichiara che lo fa per ragioni sociali e per non essere diversa, mentre il 6% lo farebbe per piacere al partner.
Dati discordanti con la domanda successiva, nonché con altre ricerche, per esempio quella condotta da Ansa.it, nella quale il 52% delle partecipanti ha ammesso di depilarsi perché si sente in dovere di farlo.
Alla domanda “Perché pensi che le donne abbiano iniziato e continuato a depilarsi massivamente a partire dal secolo scorso?”, al contrario, le partecipanti hanno risposto come segue:

- Per la pressione di media e marketing 33%
- Per la pressione maschile 15%
- Per piacere personale 39%
- Per semplice moda 13%
Questa domanda mostra una panoramica diversa da quella precedente: se prima l’81% dichiarava di depilarsi per puro piacere personale, solo il 39% pensa che le donne abbiano iniziato a depilarsi per questo motivo!
Cosa pensano le donne che di depilano, delle donne che NON si depilano?
Alla domanda “Cosa pensi quando vedi una donna non depilata?” le partecipanti hanno risposto così:
- Che è normale, la ammiro 31%
- Penso che dovrebbe prendersi più cura di sè 30%
- La invidio: vorrei avere il suo coraggio 22%
- In qualche modo mi disgusta 17%
Quindi, rivedendo questi dati, il 53% di loro considera normale o, perlomeno, legittima, la decisione di non depilarsi. Alcune donne ammirano coloro che hanno il coraggio di lasciare i loro peli “nature” e altre addirittura invidiano la loro scelta.
La restante metà, invece, considera negativamente la scelta di non depilarsi, come una forma di trascuratezza o, addirittura, una decisione consapevole di non voler piacere e di voler essere “disgustose”.
L’interessante esperimento della docente Breanne Fahs
Breanne Fahs, docente di studi femminili e di genere, ha condotto per due anni (tra il 2008 e il 2010) un esperimento con i suoi studenti. Nato un po’ per gioco, si è rivelato un progetto di spessore per capire le dinamiche sociali che sottostanno alla scelta (difficilissima) di depilarsi o meno.
Ha promesso due crediti extra alle ragazze che avrebbero accettato di non depilarsi per circa due mesi, tenendo un diario sulla loro esperienza, coinvolgendo dopo il primo anno anche i ragazzi, chiedendo loro, al contrario, di depilarsi.
Mentre i ragazzi hanno provato un leggero imbarazzo e sono stati limitatamente criticati, le ragazze hanno vissuto diverse esperienze negative durante questo percorso, venendo pesantemente criticate, sperimentando vergogna, cali di autostima e ricevendo numerosi commenti che le additavano come lesbiche o, più in generale, gender-queer.
In particolare, hanno vissuto:
- Episodi di “policing” eterosessuale, ossia di controllo e manipolazione da parte delle altre persone, nel tentativo di preservare i connotati di genere. Commenti come “sembri lesbica” o “non troverai mai un ragazzo” sono stati subiti dalle ragazze partecipanti.
- Disgusto e disinformazione: sia da parte di persone esterne, che personalmente. I peli hanno generato sensazioni di disgusto, portando le persone a credere che fossero vettori di batteri e sinonimo di sporco.
- Reazioni razziste e discriminanti: le ragazze di colore e le ragazze provenienti dalla classe operaia, hanno avuto le esperienze più negative. Nel caso delle ragazze di estrazione di reddito medio-basso, le pressioni da parte della famiglia si sono rivelate più forti. L’esperimento ha inoltre evidenziato come su alcune persone i peli fossero molto più visibili, specialmente per le ragazze di colore. Le ragazze con peli chiari e radi si sono immediatamente rese conto come l’esperimento fosse decisamente più facile per loro.
Come la pensiamo noi sulla depilazione?
Ognuno di noi ha i propri pareri e vive il proprio corpo in modo diverso. Non siamo qui per giudicare ma, piuttosto, per dare i mezzi indispensabili per comprendere determinati fenomeni piscologici e sociali.
Un po’ come abbiamo fatto nel nostro articolo sul rapporto col proprio corpo, analizzando cause e conseguenze che ci spingono a cambiare il nostro aspetto e a non apprezzarlo mai abbastanza.
Purtroppo, i bombardamenti mediatici ci influenzano molto di più di quanto ci rendiamo conto. Studi e ricerche dimostrano quanto cospicuo ed innegabile sia l’impatto che la pubblicità ha avuto sul fenomeno della depilazione (così come su tanti altri aspetti della vita quotidiana).
Ma andiamo con ordine e vediamo come la depilazione si è evoluta nel corso dei secoli, fino al suo boom, a inizio ‘900.
La storia della depilazione
Praticata già dalle popolazioni più antiche come gli Egizi e i Romani, la depilazione serviva sia come pratica igienica, che come rappresentazione di uno stato sociale elevato.
Dobbiamo pensare che in passato l’igiene non era lo stesso dei giorni nostri e nemmeno la medicina, perciò batteri, parassiti ed infezioni potevano insediarsi e svilupparsi molto più facilmente, ad esempio sui genitali o sulle ferite.
I metodi di rimozione dei peli erano piuttosto rudimentali, usando oggetti affilati come pietre, conchiglie o lame. Tuttavia, già in Egitto era stata ideata una prima versione della ceretta, sfruttando la cera d’api per eradicare i peli.
Durante i “secoli bui”, ossia il Medioevo, le donne perdono totalmente l’interesse nei confronti dei peli. In questo periodo di stallo e di relativa ignoranza, l’abbigliamento prevede di coprire completamente il corpo e addirittura il capo, lasciando intravedere soltanto il viso.
La lenta ascesa della depilazione moderna: da Elisabetta I a Charles Darwin
Durante il 1500, periodo della cosiddetta Era Elisabettiana, prende piede la moda, dettata dalla regina Elisabetta I d’Inghilterra, di radere le sopracciglia e rimuovere i capelli all’attaccatura della fronte, per renderla più spaziosa.
Questa moda, alquanto discutibile, riporta lentamente in auge la tendenza a rimuovere i peli per motivi prettamente estetici.
Durante il 1800 ci sono due fattori essenziali che portano le donne a desiderare sempre più di liberarsi dai peli:
- L’affinamento dei rasoi per la barba, che diventano sempre più precisi e sicuri
- Le teorie di Charles Darwin sull’evoluzione
Nel 1871 Darwin pubblica il libro “The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex” in cui spiega come l’evoluzione dalle scimmie e la selezione naturale, abbiano portato alla perdita della maggior parte dei peli corporei.
In questa sua opera Darwin sottolinea come, in particolare, l’evoluzione abbia portato la donna a perdere più peli rispetto all’uomo, contribuendo alla differenziazione estetica tra uomo e donna (i cosiddetti caratteri secondari).
Cavalcando l’onda, molti studiosi finirono con l’affermare che individui più pelosi di altri (in particolare le donne) rappresentassero una categoria anomala, persone che rischiavano fortemente di essere deviate e “sessualmente invertite”. Insomma, immaginate che risonanza potessero avere queste affermazioni sulla popolazione dell’epoca!
Il ‘900 e le pubblicità “brain washing”
Le aziende colgono la palla al balzo e vedono grandi opportunità di business (come purtroppo spesso accade) nelle debolezze e nei timori della gente, in particolare delle donne.
Parliamo di un periodo in cui le donne sono ancora molto poco indipendenti dal punto di vista economico, e che vedono nel matrimonio il loro modo di “sistemarsi” nella società.
Se però, da un lato, le donne dipendono ancora dagli uomini, cresce il loro ruolo sociale. Passano meno tempo relegate in casa, accompagnano i mariti ad eventi mondani e sfruttano maggiormente il tempo libero.
In concomitanza, cambia la moda: i vestiti si accorciano sempre di più, lasciano scoperte le braccia e le gambe. Per la prima volta, le donne si trovano a fare i conti con l’esposizione del proprio corpo!
Durante la guerra, poi, scarseggia il nylon per realizzare i collant e le gonne vengono spesso indossate con le gambe completamente nude, esponendo totalmente i peli.
Iniziano così i bombardamenti pubblicitari sull’importanza di essere depilate e perfettamente lisce, facendo leva, senza pietà, sui peggiori timori delle donne. I primissimi “ads” furono lanciati sul (tutt’ora attuale) magazine di bellezza Harper’s Bazaar.