Il Significato E L’uso Di Namaste Nello Yoga

Come una semplice parola, usata nel modo giusto, può cambiare la nostra pratica yogica

Il significato e l'uso di Namaste nello Yoga
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Sarà successo a tutti noi, prima o poi, durante una sessione di yoga o davanti ad un video, di sentire l’istruttore o l’istruttrice congedarsi a fine lezione usando la parola Namaste.

E forse molti di noi si sono ritrovati a loro volta a rispondere con la stessa parola, non del tutto consapevoli del perché lo facevamo, o di cosa davvero volesse dire Namaste.

Come mai, potremmo chiederci ora, sappiamo così poco di una parola che usiamo nella nostra vita e che negli ultimi anni ritroviamo un po’ dappertutto, dalle magliette ai prodotti di bellezza, fino alla pubblicità in TV? Cosa significa veramente Namaste, e perché lo usiamo nello Yoga? Da dove arriva questa parola, e in quali situazioni possiamo adoperarla?

In questo articolo proveremo a rispondere a tutte queste domande, e a scoprire quello che c’è da sapere sull’uso (ma anche sull’abuso) di questa parola.

Namaste: le origini

La parola Namaste ha le sue origini nella lingua sanscrita, una lingua fra le più antiche del mondo, che viene ancora parlata in alcune zone dell’India, del Nepal e del Bangladesh.

È il risultato della somma di due parole: Namah– il cui significato può essere tradotto con “mi inchino, adoro” e Te-a te, te. La loro combinazione dà origine a Namaste, una parola che in Oriente è tuttora usata con il significato di “Mi inchino a te, adoro te o ti saluto”.

Questo ci fa comprendere come, nonostante Namaste in Occidente sia oramai diventato una parola che associamo naturalmente a diversi ambiti spirituali e alla pratica dello Yoga, nei paesi in cui ancora si parla il sanscrito si usi ancora solamente con il significato di saluto formale, verso le persone a cui si deve rispetto, o di autorità.

Namaste non è quindi altro che un modo in cui milioni di persone si salutano ogni giorno, di uso comune e normalmente senza nessun legame con lo Yoga, come potrebbe essere un “Buongiorno” da noi.

Namaste in Occidente: l’uso e l’abuso

Possiamo a questo punto domandarci come Namaste si sia diffuso nella nostra cultura e perché lo usiamo nella pratica dello Yoga.

A queste domande non è facile rispondere; anche se conosciamo tutto sulle sue origini, non sappiamo però con sicurezza come la parola Namaste si sia diffusa in Occidente. Probabilmente è arrivata attraverso articoli e pubblicazioni sui giornali, e con lo sviluppo della cultura dello yoga e della New Age nei primi anni Settanta, in America.

Questa incertezza sulle sue origini ha fatto sì che si creasse molta confusione sul vero significato di Namaste, e che le varie scuole di Yoga attribuissero diversi significati, talvolta sbagliati, a questa parola. Versioni come “Il divino in me riconosce il divino in te”, oppure “La mia luce si inchina alla tua luce” che molti di noi avranno sentito prima o poi durante le sessioni di Yoga, vengono considerate pure invenzioni dagli studiosi di sanscrito e da chi lo parla ogni giorno.

Nonostante tutto questo, la cultura occidentale ha però continuato negli anni ad attribuire a Namaste significati spirituali, religiosi e culturali che potevano darne un’idea sbagliata o che non le appartenevano.

Namaste: Una parola religiosa?

A causa di queste traduzioni errate, molti hanno pensato che la parola Namaste fosse da associare a qualche forma di religione, e per questo evitano di pronunciarla alla fine della pratica yogica. Ma anche se talvolta viene usata nell’Induismo come saluto alla Divinità, nella cultura indiana Namaste rimane soprattutto una forma di saluto, da una persona verso l’altra, anche se usato in modo formale.

Non c’è quindi nessuna associazione religiosa nel suo uso, anche se questo non ci dovrebbe comunque impedire, se vogliamo, di attribuirle una nostra interpretazione più personale, legata soprattutto all’intenzione con cui la pronunciamo alla fine della pratica dello yoga.

La nostra consapevolezza e i nostri gesti sono, infatti, quello che possono cambiare Namaste da semplice saluto che ci rivolgiamo alla fine della lezione a qualcosa di più.

Namaste nella nostra pratica dello yoga

Namaste nella nostra pratica dello yoga

Avrete forse notato come Namaste, nello Yoga, sia spesso associato ad un Mudra, o gesto delle mani. Nello specifico, Namaste è spesso usata in combinazione con l’ Anjali Mudra, o il Mudra del saluto.

In questo Mudra, le mani vengono portate all’altezza dello sterno o del terzo occhio, e i palmi vengono avvicinati in modo che solamente la parte mediana e superiore dei polpastrelli di tutte le dita si tocchino. Questo gesto serve a rappresentare la connessione fra il nostro cuore e tutto ciò ci sta attorno, ed associato alla parola Namaste, diventa un semplice modo per riconnetterci con noi stessi.

L’intenzione e la concentrazione con cui usiamo questo particolare Mudra, in combinazione con l’uso della parola Namaste, porta la nostra esperienza dello Yoga ad una migliore e più positiva esperienza, e ci collega a chi abbiamo attorno.

Quando usare Namaste in combinazione con Anjali Mudra

  • Quando abbiamo bisogno di riconnetterci a noi stessi in un momento di stress.
  • Per fissare dentro di noi con consapevolezza l’esperienza vissuta durante lo yoga.
  • Per ringraziare e condividere con gli altri le nostre emozioni.
  • Alla fine di una sessione di yoga, per passare dalla pratica spirituale al nostro quotidiano.

Conclusione

In conclusione, non importa che Namaste sia una parola nata come una forma di saluto, e che negli anni sia diventato sempre più comune in tutto il mondo; quello che lo eleva e lo rende speciale è il contesto e l’intenzione che ogni persona gli attribuisce.

L’unione con il Mudra Anjali, che collega l’energia del Chakra del cuore alla parola, fa sì che l’esperienza yogica assuma poi anche un carattere spirituale e, allo stesso tempo, nella condivisione del momento con gli altri, universale.

Anche se spesso, quindi, abbiamo usato la parola Namaste nel modo sbagliato, o non conoscendone il vero significato, ora sappiamo in quali contesti possiamo utilizzarla, e, se vogliamo, come usarla per migliorare la nostra pratica yogica.

E così come ogni semplice parola che usiamo diventa potente e significativa se per noi assume un significato personale, anche nel caso dell’uso di Namaste, come abbiamo visto, è la nostra consapevolezza a fare la differenza.